TEATRO DELL'OPPRESSO
Irene Tria • 24 gennaio 2017

Il TdO nasce in Brasile ad opera di Augusto Boal, il cui pensiero rispetto l’arte e la funzione del teatro si trasforma negli anni, in seguito anche a vicende politiche e sociali in cui è immerso.
“Boal si pone, nel suo percorso, il problema dell’uso sociale dell’arte e della sua funzione politica”Il suo concetto di attore è influenzato dal metodo Stanislavskij, che utilizza nelle sue formazioni: l’attore vive il personaggio invece di mostrarlo.
Nel tempo va sviluppando una forma di teatralità che tratti contenuti popolari ed i suoi lavori vanno ad inserirsi in quel tessuto sociale e movimento di riscatto popolare, guidato da Paulo Freire (la pedagogia degli oppressi) che si identifica in opere di alfabetizzazione e coscientizzazione.
Dopo esperienze di incarcerazione e tortura in Brasile all’inizio degli anni ’70, Boal viene espulso in Argentina dove sviluppa forme di teatro utili al cambiamento sociale.
Sviluppa in questi anni il Teatro Invisibile, come conseguenza della sua condizione di semi-clandestinità ed il Teatro Forum, da esperienze di cambio di ruoli tra attori e pubblico promosse da quest’utlimo.
In Occidente il TdO si declina nel Flic dans la Tête e Arcobaleno del desiderio, avendo intuito che le forme di oppressione in queste società fossero presenti a livello intrapsichico.
Ruolo centrale nel TdO è lo spett-attore
che prevede la trasformazione del pubblico da oggetto passivo, in soggetto in grado di modificare attivamente l’azione teatrale: egli non delega il personaggio delle azioni che compierebbe, ma le conduce egli stesso, sul palco, agendo e influenzando la scena con la sua visione del mondo.
L’obiettivo è che attraverso la teatralità, “l’essere teatro”, le persone possano conoscere il mondo, e quindi, trasformarlo.
L’esperienza del TdO infatti, non solo smuove le coscienze rispetto tematiche sociali riconoscibili e riconosciute, ma permette anche di poterle “trasformare”, trovando strategie via via nuove e diverse per potersi “liberare dalle oppressioni presenti”.
Queste esperienze, non hanno l’obbligo di essere trasformate in realtà, ma fungono da stimolo per trasportare qualcosa – un gesto, un pensiero, un atteggiamento, una sensazione - di ciò che è successo, nella vita reale.
Attraverso il TdO le persone possono incontrare le proprie oppressioni e viverle, dunque trovare, insieme agli spett-attori, strategie nuove per affrontarle.
La funzione del conduttore è sostenere questo percorso.
Per saperne di più:
Augusto Boal – Il teatro degli oppressi – Feltrinelli
Augusto Boal – Il poliziotto e la maschera – Ed. La meridiana
Augusto Boal – L’arcobaleno del desiderio – Ed. La meridiana
Paolo Senor – La ribalta degli invisibili – Terra di mezzo
Iscriviti alla nostraNewsletter
Iscriviti alla nostra newsletter

Ti è mai capitato di sperimentare uno stato d’ansia? Certamente si! Ad esempio nel periodo scolastico prima di una interrogazione, o in prossimità di un evento importante il cui risultato comporta un certo tipo di conseguenze, siano esse attese o disattese, quella palpitazione accelerata e quel senso di affanno che sembra che il cuore possa scoppiare da un momento all’altro o un senso di pressione sul petto che sembra mancare l’aria. Oppure un continuo ruminare di pensieri che affollano la testa, collegati ad un unico tema che ti preoccupa e che non lascia spazio ad altro. La maggior parte delle volte in cui sperimentiamo uno stato ansioso vorremmo liberarcene, perchè la manifestazione fisica dell’ansia è difficile da gestire. In genere consideriamo l’ansia come qualcosa di esterno da noi , che non ci appartiene e che ha “vita propria”. È l’ansia che ci fa stare male, è per colpa dell’ansia se non viviamo bene, come se l’ansia fosse un soggetto capace di compiere azioni. Ma cos’è l’ansia? Vediamo di avvicinarci un po’ a questo tipo di esperienza e di esplorarla insieme.

Lo Shinrin yoku (bagno nella foresta) è una pratica avviata nel 1982 in Giappone a scopo terapeutico, basata cioè sull’intuizione che il contatto con la natura fosse foriero di benessere per le persone. Di questa pratica si è deciso di raccogliere elementi di carattere scientifico che avvallassero non solo l’ipotesi ma anche l'esperienza diffusa di un miglioramento della qualità della propria esistenza quando in contatto con la natura. Qing Li, nello specifico, ha condotto ricerche per riconoscere gli elementi caratterizzanti un maggior benessere quando immersi nella natura, in particolare nei boschi e ha scritto un testo in cui presenta i risultati di queste ricerche e delinea i benefici che conseguono alla pratica dello shinrin yoku, che non assume le caratteristiche di una semplice passeggiata nel bosco, bensì è un "immergersi nell'atmosfera della foresta farne esperienza con tutti e cinque i sensi. Consiste nell'entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche" Li, Qing. Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi: Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Sembra che per coloro che abitano le città i livelli restino sempre piuttosto alti, poichè la vita è soggetta a numerosi stimoli che portano a mantenere l'organismo in stato cronico di allerta. Sappiamo anche dalla teorizzazioni di Perls e Goodman (i fondatori della terapia della gestalt) che uno stato di tensione cronico conduce sia a forme di desensibilizzazione , sia ad una compromissione nella capacità di autoregolazione ovvero all’incapacità di modulare la propria energia per sostenere azioni orientate al soddisfacimento dei nostri bisogni. Tendiamo quindi a vivere quindi in uno stato di allarme cronico, come se l’organismo fosse sempre pronto a reagire ad un pericolo imminente. In questo senso diventiamo nevrotici, sviluppiamo cioè una risposta rigida alla situazione, sperimentando un costante livello di allarme, in cui l’organismo si prepara o è allertato da un potenziale pericolo, benché non vi sia, dal momento che, una volta rimossi gli impedimenti o ciò che genera il pericolo, dovremmo tornare ad uno stato di quiete, mentre questo non è ciò che accade nella maggior parte dei casi. Le manifestazioni ansiose infatti, sono una tipica espressione di questo processo e ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato.

Riflessioni e suggestioni da “Il profumo del tempo - l’arte di indugiare sulle cose” di Byung-Chul Han. Focus: con questo testo ha approfondito le mie riflessioni sull’importanza di praticare momenti di ascolto e contemplazione per agevolare il proprio benessere e rifocalizzarsi. Ricorre spesso nelle persone l’attitudine ad usare i momenti di svago come occasione per fare altro, congestionando la propria esistenza e riducendola ad una lista di spunte nell’elenco di cose da fare. Ripescando la qualità dell’ozio dell’antica tradizione greca, l’autore afferma e argomenta l’importanza di accogliere nella vita activa (il fare, l’agire, il lavorare) la vita contemplativa (la capacità di indugiare, di sospendere il compimento). L’articolo non vuole essere una mera recensione, ma a partire dalle riflessioni di Byung-Chul Han, ripercorrerò gli aspetti per me più significativi e importanti per lo sviluppo di un’esistenza consapevole e appagante.