Momo - recensione

Jgor Francesco Luceri • set 23, 2023

Gli agenti della Cassa di Risparmio del Tempo, si aggirano furtivi ed indisturbati tra gli abitanti della città che non li notano e se ci si imbattono li dimenticano un istante dopo averli incontrati, con un solo unico obiettivo: sottrarre il tempo agli uomini, facendogli credere di fargli risparmiare tempo. 

Sono i Signori Grigi.


Dicono alle persone che il tempo è prezioso e non va sprecato in inutili attività improduttive come giocare, ammirare un tramonto, chiacchierare con un amico, ecc... Bisogna lavorare, duramente, velocemente e seriamente perché tutto il tempo risparmiato alla fine potrà essere goduto. 


IL TEMPO È DENARO - RISPARMIALO!


MIGLIORA LA TUA VITA...RISPARMIA IL TEMPO!


Questi sono alcuni slogan con cui plagiano le menti.

Quello che non dicono è che il tempo che ci resta “alla fine” è ben poca cosa rispetto a tutto quello passato ed utilizzato a produrre invece di goderselo come ognuno preferisce. 

Piano piano, però, tutti gli abitanti ci credono, uomini, donne e pure i bambini! 

E così non ci si guarda più in faccia, non ci si ferma più a chiacchierare e non ci si scambia nemmeno più un saluto. L’altro è diventato una possibile fonte di perdita di tempo e così è meglio stargli alla larga. 

In questo modo, lentamente, la vita si atrofizza nella città.


Sì perché il tempo è vita e la vita dimora nel cuore delle persone. E nessuno lo sapeva meglio dei Signori Grigi che apprezzavano il tempo come le sanguisughe apprezzano il sangue. (cit.)


Solo una persona, una bambina, Momo, riesce a non cadere nell’inganno dei Signori Grigi grazie alla sua capacità di ascoltare l’altro.


Momo sapeva ascoltare in tal modo che ai tonti, di botto, si affacciavano alla mente idee molto intelligenti. Non perché domandasse o dicesse qualche cosa atta a portare gli altri verso queste idee, no; lei stava soltanto lì che ascoltava con grande attenzione e vivo interesse... Lei sapeva ascoltare così bene che i disorientati o gli indecisi capivano all’improvviso quello che volevano. (cit.)


Inoltre Momo usa il suo tempo per stare con gli altri, per ammirare i tramonti, per aspettare come se di tempo ne avesse a volontà. 

Questo fa infuriare i Signori Grigi che un giorno mandano un loro agente nel tentativo di accalappiare anche il tempo di Momo ma durante questa impresa invece di convertirla al nuovo stile di vita centrato sulla produttività, influenzato dalla sua capacità di ascolto, l’agente le spiffera i reali intenti della Cassa di Risparmio del Tempo.

Da questo momento inizia la caccia perché i Signori Grigi non possono permettere che ci sia una persona, fosse anche una bambina, a conoscenza dei loro piani.

Così Momo scappa, aiutata dalla tartaruga Cassiopea che le insegna che il miglior modo di procedere velocemente è di camminare lentamente, e durante la sua fuga incontra Mastro Hora che le mostra dove nasce il tempo e le spiega che ogni uomo possiede il suo proprio tempo. E soltanto finché rimane suo, resta vivo. (cit.)


Ora Momo ha capito l’importanza del tempo e la malvagità del piano dei Signori Grigi e decide di aiutare i suoi amici ma questo tentativo la porterà ad incontrare pericoli, spiacevoli sorprese e solitudine. Ma proprio nel momento più buio quando la speranza sembra persa e non resta che arrendersi, Momo ritrova il coraggio ed insieme a Cassiopea e Mastro Hora si lancia in un complicato ed estremo tentativo per salvare il tempo degli uomini.


Con questo romanzo, adatto ad ogni età, Michael Ende ci regala una profonda e delicata riflessione sull’importanza del tempo non in quanto tesoro da accumulare ma in quanto dimensione da riempire di significato attraverso la condivisione con gli altri, l’ascolto, il gioco, la fantasia, in altre parole, di vita.

Nonostante sia stato pubblicato nel 1973, Momo è spaventosamente attuale e si adatta alla nostra società post-moderna guidata, come dice Galimberti, dagli apparati e dalla tecnica che massimizza l’efficacia e l’efficienza ma ci allontana dall’arte, dalla letteratura e dalle passioni. E così le relazioni si raffreddano, diventano finalizzate, con uno scopo perdendo sempre di più la dimensione affettiva e amicale e noi, in questo modo, diventiamo sempre più analfabeti emozionali.

Leggendo di Momo, degli Uomini Grigi e degli abitanti della città, impariamo che il tempo, a differenza del denaro non ci rende più ricchi se lo risparmiamo ma se lo spendiamo.


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Autore: Irene Tria 06 mag, 2024
Lo Shinrin yoku (bagno nella foresta) è una pratica avviata nel 1982 in Giappone a scopo terapeutico, basata cioè sull’intuizione che il contatto con la natura fosse foriero di benessere per le persone. Di questa pratica si è deciso di raccogliere elementi di carattere scientifico che avvallassero non solo l’ipotesi ma anche l'esperienza diffusa di un miglioramento della qualità della propria esistenza quando in contatto con la natura. Qing Li, nello specifico, ha condotto ricerche per riconoscere gli elementi caratterizzanti un maggior benessere quando immersi nella natura, in particolare nei boschi e ha scritto un testo in cui presenta i risultati di queste ricerche e delinea i benefici che conseguono alla pratica dello shinrin yoku, che non assume le caratteristiche di una semplice passeggiata nel bosco, bensì è un "immergersi nell'atmosfera della foresta farne esperienza con tutti e cinque i sensi. Consiste nell'entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche" Li, Qing. Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi: Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Sembra che per coloro che abitano le città i livelli restino sempre piuttosto alti, poichè la vita è soggetta a numerosi stimoli che portano a mantenere l'organismo in stato cronico di allerta. Sappiamo anche dalla teorizzazioni di Perls e Goodman (i fondatori della terapia della gestalt) che uno stato di tensione cronico conduce sia a forme di desensibilizzazione , sia ad una compromissione nella capacità di autoregolazione ovvero all’incapacità di modulare la propria energia per sostenere azioni orientate al soddisfacimento dei nostri bisogni. Tendiamo quindi a vivere quindi in uno stato di allarme cronico, come se l’organismo fosse sempre pronto a reagire ad un pericolo imminente. In questo senso diventiamo nevrotici, sviluppiamo cioè una risposta rigida alla situazione, sperimentando un costante livello di allarme, in cui l’organismo si prepara o è allertato da un potenziale pericolo, benché non vi sia, dal momento che, una volta rimossi gli impedimenti o ciò che genera il pericolo, dovremmo tornare ad uno stato di quiete, mentre questo non è ciò che accade nella maggior parte dei casi. Le manifestazioni ansiose infatti, sono una tipica espressione di questo processo e ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato.
deserto, cammino, persone, dune, sabbia, persone sopra le dune, cima delle dune
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