I BENEFICI DEL MASSAGGIO

Irene Tria • 11 dicembre 2019

CONTATTO
dal latino cum (con) tactus (toccato, tatto)
Sebbene il tatto non sia di per sé un fatto emotivo, i suoi elementi sensoriali inducono quei cambiamenti neurali, ghiandolari, muscolari e mentali che chiamiamo complessivamente sentimento.
Per cui il tatto non è sentito come una semplice modalità fisica, come sensazione, ma affettivamente, come sentimento.

Ashley Montagu

È davvero curioso vedere come un'aquila apprezza i massaggi (video ⬇️); sarebbe più scontato aspettarselo da animali come i mammiferi, forse perché ne siamo abituati.
Tuttavia il tocco ed il massaggio sono assolutamente vitali per qualsiasi essere vivente, soprattutto dopo la nascita, poiché svolge importanti funzioni per l'organismo: stimola la respirazione, essenziale per la sopravvivenza, stimola l’apparato digerente, facilitando il processo digestivo ed escretorio, stimola il sistema cardiovascolare e infine il sistema nervoso.

Ricerche condotte negli anni ’70 sul comportamento animale, rivelano che il leccamento delle madri nei confronti dei cuccioli svolge proprio questa funzione (1); negli esseri umani questa funzione è svolta dal contatto corporeo della madre con il bambino: il calore del corpo, tenerlo in braccio, cullarlo, accarezzarlo, sono tutte azioni che aiutano e sostengono le funzioni vitali. 

Sebbene vi siano numerose ricerche sugli animali e molte meno relative all’efficacia del cullamento negli esseri umani, risale a molti anni fa uno studio di Renè Spitz relativo agli effetti della deprivazione materna sui bambini ospedalizzati e istituzionalizzati: il “marasma”, il deperimento fisico dovuto ad assenza di cure, che condusse anche alla morte di alcuni bambini, si manifestava proprio a causa dell’assenza di contatto, calore, coccole e attenzioni fisiche assenti in questi contesti (2).
Il contatto con la madre è, quindi, assolutamente vitale per la sopravvivenza del bambino e la sua assenza può gravemente compromettere la salute psicofisica. ​

La pelle

La pelle è l’organo che definisce il nostro confine percettivo corporeo, è il confine tra l’interno - la propriocezione - e l’esterno - l’esterocezione, cioè la capacità di raccogliere i segnali, gli stimoli provenienti dall’ambiente e di dare nel corso dello sviluppo un significato comprensibile; è ciò che ci separa e contemporaneamente unisce; è l’organo che ci protegge e contiene.

Walter Ong - “E ancora, per il solo fatto di attestare il non-me più di ogni altro senso,
 il tatto implica la mia soggettività più di ogni altro senso. 
Quando sento qualcosa di oggettivo “la fuori”, oltre i limiti del mio corpo, 
nello stesso istante ho la prova della mia personale individualità. 
Sento l’altro e me stesso contemporaneamente”

Siamo impercettibilmente sensibili (nel senso che spesso non ci facciamo consapevolmente caso) al modo in cui siamo toccati; tuttavia, diventando curiosi e sviluppando una nuova attenzione a ciò che sentiamo, possiamo cogliere nell’altro una rigidità, una tensione o la sua disponibilità, proprio grazie ai recettori sulla pelle e avvertire anche noi un senso di tensione, rigidità o accoglienza.
Questi segnali influenzano il modo in cui costruiamo il nostro rapporto con gli altri, l’intimità e la regolazione della vicinanza.

Ortega Y Gasset “ la forma decisiva del nostro rapporto con le cose è proprio il tatto. E se questo è vero, tatto e contatto sono necessariamente il fattore conclusivo nel determinare la struttura del nostro mondo”
Il modo in cui siamo stati toccati, cullati, accarezzati, quindi, ha contribuito al nostro modo di relazionarci con l’ambiente e al nostro modo di intenderlo e comprenderlo.

La pelle è un organo complesso: basti pensare che le cellule embrionali da cui si sviluppano il cervello, il sistema nervoso e la pelle sono le stesse! Esse infatti si differenziano e sviluppano a partire dall’ectoderma, uno dei tre foglietti epiteliali della blastula, l’embrione. Se la base cellulare è la stessa non mi sorprendo che anche la pelle possegga una memoria: in qualche modo incarniamo le nostre relazioni e il modo in cui siamo stati in relazione e influenziamo il nostro pensiero, il nostro atteggiamento a partire da queste esperienze incarnate.


Ogni cicatrice è una traccia indelebile, un ostacolo all’oblio, 
un segno che fa del corpo una memoria

Galimberti - Il corpo


Se mi affido alla mia esperienza psicoterapica o durante i massaggi, resto meravigliata ogni volta nel trovare una stretta correlazione tra ciò che la persona dice di sé (come definisce se stessa ad esempio) e la sua attitudine corporea. 

Ad esempio può accadere che durante lo scambio verbale che precede il trattamento, la persona, parlando di sè, si definisca “controllante”, che tende a fare da sé. Questo lo “ri-trovo” nel corpo quando ad esempio, prendendogli la nuca tra le mani e sollevandola, la persona “fa da sé”, anticipando il movimento. La persona non ne è consapevole e può essere un’esperienza quella di portare la sua attenzione e scoprire cosa succede se lascia che l’altro si prenda cura di lui, appoggiando la testa nelle mani dell’altro.

Le tensioni muscolari non sono altro che il risultato di azioni trattenute, emozioni non espresse a causa di esperienze in cui abbiamo imparato che era più vantaggioso trattenere piuttosto che “portare fuori”.
Il massaggio quindi è uno dei modi in cui attraverso le carezze, il tocco e il sostegno del respiro si può diventare consapevoli, scoprire dove tratteniamo maggiormente le nostre energie e lasciarle fluire permettendo così il rilassamento e la distensione delle tensioni.


Bibliografia
  1. Ashley Montagu, Il linguaggio della pelle, Verdechiaro Ed.
  2. Renè Spitz, The first year of life
  3. Galimberti U., Il corpo, La Feltrinelli Ed.


“Il tatto differisce da tutti gli altri sensi in quanto implica sempre la presenza, contemporanea ed inscindibile, del corpo che tocchiamo e del nostro corpo che tocca l’altro”.


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Autore: Irene Tria 10 giugno 2024
Ti è mai capitato di sperimentare uno stato d’ansia? Certamente si! Ad esempio nel periodo scolastico prima di una interrogazione, o in prossimità di un evento importante il cui risultato comporta un certo tipo di conseguenze, siano esse attese o disattese, quella palpitazione accelerata e quel senso di affanno che sembra che il cuore possa scoppiare da un momento all’altro o un senso di pressione sul petto che sembra mancare l’aria. Oppure un continuo ruminare di pensieri che affollano la testa, collegati ad un unico tema che ti preoccupa e che non lascia spazio ad altro. La maggior parte delle volte in cui sperimentiamo uno stato ansioso vorremmo liberarcene, perchè la manifestazione fisica dell’ansia è difficile da gestire. In genere consideriamo l’ansia come qualcosa di esterno da noi , che non ci appartiene e che ha “vita propria”. È l’ansia che ci fa stare male, è per colpa dell’ansia se non viviamo bene, come se l’ansia fosse un soggetto capace di compiere azioni. Ma cos’è l’ansia? Vediamo di avvicinarci un po’ a questo tipo di esperienza e di esplorarla insieme.
Autore: Irene Tria 6 maggio 2024
Lo Shinrin yoku (bagno nella foresta) è una pratica avviata nel 1982 in Giappone a scopo terapeutico, basata cioè sull’intuizione che il contatto con la natura fosse foriero di benessere per le persone. Di questa pratica si è deciso di raccogliere elementi di carattere scientifico che avvallassero non solo l’ipotesi ma anche l'esperienza diffusa di un miglioramento della qualità della propria esistenza quando in contatto con la natura. Qing Li, nello specifico, ha condotto ricerche per riconoscere gli elementi caratterizzanti un maggior benessere quando immersi nella natura, in particolare nei boschi e ha scritto un testo in cui presenta i risultati di queste ricerche e delinea i benefici che conseguono alla pratica dello shinrin yoku, che non assume le caratteristiche di una semplice passeggiata nel bosco, bensì è un "immergersi nell'atmosfera della foresta farne esperienza con tutti e cinque i sensi. Consiste nell'entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche" Li, Qing. Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi: Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Sembra che per coloro che abitano le città i livelli restino sempre piuttosto alti, poichè la vita è soggetta a numerosi stimoli che portano a mantenere l'organismo in stato cronico di allerta. Sappiamo anche dalla teorizzazioni di Perls e Goodman (i fondatori della terapia della gestalt) che uno stato di tensione cronico conduce sia a forme di desensibilizzazione , sia ad una compromissione nella capacità di autoregolazione ovvero all’incapacità di modulare la propria energia per sostenere azioni orientate al soddisfacimento dei nostri bisogni. Tendiamo quindi a vivere quindi in uno stato di allarme cronico, come se l’organismo fosse sempre pronto a reagire ad un pericolo imminente. In questo senso diventiamo nevrotici, sviluppiamo cioè una risposta rigida alla situazione, sperimentando un costante livello di allarme, in cui l’organismo si prepara o è allertato da un potenziale pericolo, benché non vi sia, dal momento che, una volta rimossi gli impedimenti o ciò che genera il pericolo, dovremmo tornare ad uno stato di quiete, mentre questo non è ciò che accade nella maggior parte dei casi. Le manifestazioni ansiose infatti, sono una tipica espressione di questo processo e ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato.
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Autore: Irene Tria 6 maggio 2024
Riflessioni e suggestioni da “Il profumo del tempo - l’arte di indugiare sulle cose” di Byung-Chul Han. Focus: con questo testo ha approfondito le mie riflessioni sull’importanza di praticare momenti di ascolto e contemplazione per agevolare il proprio benessere e rifocalizzarsi. Ricorre spesso nelle persone l’attitudine ad usare i momenti di svago come occasione per fare altro, congestionando la propria esistenza e riducendola ad una lista di spunte nell’elenco di cose da fare. Ripescando la qualità dell’ozio dell’antica tradizione greca, l’autore afferma e argomenta l’importanza di accogliere nella vita activa (il fare, l’agire, il lavorare) la vita contemplativa (la capacità di indugiare, di sospendere il compimento). L’articolo non vuole essere una mera recensione, ma a partire dalle riflessioni di Byung-Chul Han, ripercorrerò gli aspetti per me più significativi e importanti per lo sviluppo di un’esistenza consapevole e appagante.
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