BODYWORK

Irene Tria • 15 gennaio 2017
Con questa parola intendo un lavoro centrato sul corpo.
Siamo abituati ad usare il pensiero per spiegare a noi stessi ciò che accade e ciò che viviamo.
Tuttavia abbiamo perso - per cultura - l’abitudine di ascoltare i segnali del nostro corpo, che hanno bisogno di essere decodificati come fossero la grammatica di un nuovo linguaggio da comprendere.

Se iniziamo a guardare ai fenomeni corporei come messaggi da decodificare, inizieremo a prendere sul serio quello che ci accade, non più come eventi esterni, incontrollabili, fastidiosi e noiosi, che ci limitano nel fare quello che vogliamo, ma come modi di esprimerci diversi da quelli che siamo abituati ad utilizzare.
Ciò che avremo considerato come un evento esterno inizieremo ora a comprenderlo come parte di noi, del modo in cui agiamo, del modo in cui ci esprimiamo, ma che non conosciamo a fondo.
Siamo un tutt’uno, siamo un organismo, che si esprime in diversi modi: gesti, pensieri, parole, emozioni, sono tutte modalità di esprimere come stiamo e dare senso a ciò che viviamo.
Non siamo tuttavia abituati a guardare alle nostre esperienze in questo modo: a ben vedere la nostra cultura è intrisa di questa separazione mente-corpo. 
Pensiamo ad esempio a Cartesio e al modo in cui ha scisso l’esperienza umana in res cogitans (pensiero, intelletto) e res extensa (corpo), alla modificazione culturale e antropologica che questo pensiero ha portato. 
Di per sé la separazione tra eventi mentali ed eventi corporei contribuisce a separare anche il modo in cui facciamo esperienza, tuttavia ciò che ha contribuito a mantenere tale separazione è stato il diverso valore attribuito agli uni e agli altri, privilegiando tutto ciò che ha a che fare con la mente - il pensiero, la parola, le capacità intellettive e cognitive - e descrivendolo come qualità “alta”, relegando invece le esperienze corporee - come le percezioni, le sensazioni e le emozioni - ad esperienze negative, sbagliate, fino al loro contenimento o repressione, tanto da divenire qualcosa di estraneo.

Riporto qui un frammento tratto da The thinking body, scritto ben nel 1937 (!!) ad opera di Mabel Elsworth Todd come ulteriore esempio di quanto sto sostenendo:

“L'uomo si è fatto assorbire dalle parti superiori del corpo nel perseguire mete intellettuali e nello sviluppo di abilità manuali o verbali. Questo, oltre a false teorie sull'aspetto o la salute, ha trasferito il suo senso di potenza dalla base alla sommità della sua struttura. Usando così la parte superiore del corpo per fini di potere, ha stravolto le funzioni naturali dell'animale e ha in gran parte perso sia le acute facoltà sensoriali dell'animale, sia il controllo del potere accentrato nei muscoli lombari e pelvici.”

Se dunque modificare l’impostazione con cui siamo stati educati e cresciuti non è un’impresa semplice da portare avanti da soli, occorre sperimentarsi e lavorare con uno specialista (singolarmente o in gruppo) che possa sostenere questo tipo di attenzione e sguardo e diriga verso un nuovo tipo di esperienza, meno frammentata.
QUALI SONO LE FINALITÀ DI UN LAVORO CORPOREO?
  • INTEGRARE

    portare ad una maggiore integrazione della persona in quanto organismo, dotata dunque di mente e di corpo.

    Spesso le persone si esprimono riguardo eventi corporei come fossero estranei a sé: “la pancia brontola”, “la gamba fa male”, e a sezionare il corpo in parti: “la mia testa mi dice una cosa, il mio corpo ne fa un’altra”, come fossero entità a se stanti, mentre siamo un tutt’uno. 

    Se la gamba fa male, sono io che provo dolore, non la gamba, ad esempio.

  • RISENSIBILIZZARE E RISCOPRIRE PERCEZIONI E SENSAZIONI


    ognuno di noi tende verso ciò che produce piacere e rifugge il dolore; impariamo a non sentirlo, o a ridurre al minimo tutto ciò che ci provoca dolore. Quando ciò non è sufficiente però, accade che se continuiamo ad essere esposti a situazioni che ci comportano disagio o stress prolungati, abbiamo bisogno di de-sensibilizzarci; riduciamo quindi la nostra sensibilità corporea, dunque i nostri confini e con esso la capacità di sentire…il dolore certo, ma anche il piacere.  

    La conseguenza di questo atteggiamento è la riduzione della nostra mobilità, la nostra possibilità di espanderci e quindi si riduce il rischio di esporci ad eventi dolorosi o spiacevoli; contestualmente si riduce anche la nostra capacità di essere creativi e spontanei. 

    Recuperare la capacità di sentire, di far vivere le emozioni in tutto il corpo e non solo di pensarle, aiuta a trovare le energie e le risorse per far fronte anche alle situazioni più faticose e allo stesso tempo di godersi ciò che piace ed espandere il proprio potenziale.  

    Il dolore è parte della condizione esistenziale, la possibilità di attraversarlo significa dare valore ad esso e alla nostra esistenza.


  • RADICAMENTO E FOCALIZZAZIONE

    essere presenti con tutte le nostre “capacità”, cognitive, emotive, sensoriali. 

    La possibilità di usare insieme tutte queste competenze ci sostiene nel comprendere meglio cosa ci accade nelle varie situazioni di vita e quindi di affrontare le problematiche in maniera più funzionale e meno stressante o faticosa. 

    Essere orientati e focalizzati significa impiegare le proprie energie rivolte ad un obiettivo chiaro e specifico e quindi di poter individuare velocemente le risorse necessarie al suo raggiungimento.

QUALI I MODI IN CUI PROPONGO IL LAVORO CORPOREO
  • massaggio sensoriale

    sono sedute di massaggio (su lettino o su tatami) sensibilizzante, in cui chiedo alla persona di restare nell’esperienza con una presenza attiva: significa stare in ascolto delle sensazioni che emergono e di prestare attenzione all’effetto che suscitano, durante il massaggio delle varie zone del corpo. 

    Questo incontro si differenzia da un massaggio estetico o rilassante, proprio perché il senso di questi incontri non è aumentare il benessere tramite il rilassamento, ma - per quanto il fine sia il medesimo - il modo di raggiungerlo è essere presenti nei sensi durante l’esperienza, divenire curiosi di cosa accade.

     Le sedute saranno precedute e concluse da un momento di condivisione. 

    Gli incontri non hanno finalità psicoterapiche, quanto più un’esplorazione dei sensi e una maggiore dimestichezza con essi.


  • esperienza ed esercizi

    Sono proposte che possono essere fatte durante sedute di psicoterapia individuale oppure durante gruppi esperienziali tematici.
La finalità è quella di poter osservare il “come”, il modo in cui stiamo nelle relazioni, legato a cosa sentiamo e sperimentiamo emotivamente. 

    È un tempo per stare, osservare in modo curioso e non-giudicante e comprendere i modi attraverso i quali comunichiamo, non solo verbalmente, ma anche con la postura, con lo sguardo, con i gesti, a cui sarà dedicato tempo e cura, allo stesso modo dei contenuti delle parole e dei pensieri.

Il lavoro corporeo è parte integrante del modo in cui pratico la psicoterapia, che mira ad una maggiore consapevolezza di sé, dei propri modi di interagire nelle relazioni e di affrontare le situazioni di vita. 
Il fine ultimo della pratica è aumentare il benessere psico-fisico della persona, la realizzazione di sé, l’accrescimento della propria vitalità nonché delle relazioni e la fiducia nel proprio potenziale e nelle proprie risorse nell’affrontare esperienze di vita anche dolorose o difficili.

Iscriviti alla nostra
Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter

alberi, chioma, luce del sole che penetra tra i rami, luce, raggi di sole, foglie
Autore: Irene Tria 10 giugno 2024
Ti è mai capitato di sperimentare uno stato d’ansia? Certamente si! Ad esempio nel periodo scolastico prima di una interrogazione, o in prossimità di un evento importante il cui risultato comporta un certo tipo di conseguenze, siano esse attese o disattese, quella palpitazione accelerata e quel senso di affanno che sembra che il cuore possa scoppiare da un momento all’altro o un senso di pressione sul petto che sembra mancare l’aria. Oppure un continuo ruminare di pensieri che affollano la testa, collegati ad un unico tema che ti preoccupa e che non lascia spazio ad altro. La maggior parte delle volte in cui sperimentiamo uno stato ansioso vorremmo liberarcene, perchè la manifestazione fisica dell’ansia è difficile da gestire. In genere consideriamo l’ansia come qualcosa di esterno da noi , che non ci appartiene e che ha “vita propria”. È l’ansia che ci fa stare male, è per colpa dell’ansia se non viviamo bene, come se l’ansia fosse un soggetto capace di compiere azioni. Ma cos’è l’ansia? Vediamo di avvicinarci un po’ a questo tipo di esperienza e di esplorarla insieme.
Autore: Irene Tria 6 maggio 2024
Lo Shinrin yoku (bagno nella foresta) è una pratica avviata nel 1982 in Giappone a scopo terapeutico, basata cioè sull’intuizione che il contatto con la natura fosse foriero di benessere per le persone. Di questa pratica si è deciso di raccogliere elementi di carattere scientifico che avvallassero non solo l’ipotesi ma anche l'esperienza diffusa di un miglioramento della qualità della propria esistenza quando in contatto con la natura. Qing Li, nello specifico, ha condotto ricerche per riconoscere gli elementi caratterizzanti un maggior benessere quando immersi nella natura, in particolare nei boschi e ha scritto un testo in cui presenta i risultati di queste ricerche e delinea i benefici che conseguono alla pratica dello shinrin yoku, che non assume le caratteristiche di una semplice passeggiata nel bosco, bensì è un "immergersi nell'atmosfera della foresta farne esperienza con tutti e cinque i sensi. Consiste nell'entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche" Li, Qing. Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi: Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Sembra che per coloro che abitano le città i livelli restino sempre piuttosto alti, poichè la vita è soggetta a numerosi stimoli che portano a mantenere l'organismo in stato cronico di allerta. Sappiamo anche dalla teorizzazioni di Perls e Goodman (i fondatori della terapia della gestalt) che uno stato di tensione cronico conduce sia a forme di desensibilizzazione , sia ad una compromissione nella capacità di autoregolazione ovvero all’incapacità di modulare la propria energia per sostenere azioni orientate al soddisfacimento dei nostri bisogni. Tendiamo quindi a vivere quindi in uno stato di allarme cronico, come se l’organismo fosse sempre pronto a reagire ad un pericolo imminente. In questo senso diventiamo nevrotici, sviluppiamo cioè una risposta rigida alla situazione, sperimentando un costante livello di allarme, in cui l’organismo si prepara o è allertato da un potenziale pericolo, benché non vi sia, dal momento che, una volta rimossi gli impedimenti o ciò che genera il pericolo, dovremmo tornare ad uno stato di quiete, mentre questo non è ciò che accade nella maggior parte dei casi. Le manifestazioni ansiose infatti, sono una tipica espressione di questo processo e ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato.
deserto, cammino, persone, dune, sabbia, persone sopra le dune, cima delle dune
Autore: Irene Tria 6 maggio 2024
Riflessioni e suggestioni da “Il profumo del tempo - l’arte di indugiare sulle cose” di Byung-Chul Han. Focus: con questo testo ha approfondito le mie riflessioni sull’importanza di praticare momenti di ascolto e contemplazione per agevolare il proprio benessere e rifocalizzarsi. Ricorre spesso nelle persone l’attitudine ad usare i momenti di svago come occasione per fare altro, congestionando la propria esistenza e riducendola ad una lista di spunte nell’elenco di cose da fare. Ripescando la qualità dell’ozio dell’antica tradizione greca, l’autore afferma e argomenta l’importanza di accogliere nella vita activa (il fare, l’agire, il lavorare) la vita contemplativa (la capacità di indugiare, di sospendere il compimento). L’articolo non vuole essere una mera recensione, ma a partire dalle riflessioni di Byung-Chul Han, ripercorrerò gli aspetti per me più significativi e importanti per lo sviluppo di un’esistenza consapevole e appagante.
Carica altri articoli
Share by: